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La malattia di Kawasaki tra presente e futuro.

Data

18 Settembre


Evento

La malattia di Kawasaki è una vasculite delle arterie di media e piccola dimensione, ad eziologia sconosciuta, che colpisce elettivamente l’età pediatrica e soprattutto (ma non esclusivamente) i bambini di età inferiore a 5 anni.
Il primo caso è stato descritto in Giappone nel 1961 dal Dr. Tomisaku Kawasaki come “sindrome muco-cutanea linfonodale infantile”. Nel 1970 furono descritti i primi casi di morte improvvisa con reperti autoptici che mostravano aneurismi coronarici e trombosi, documentati successivamente anche all'ecocardiogramma e all'arteriografia. Nel 1983 furono per la prima volta impiegate le immunoglobuline ad alte dosi nella terapia della malattia.
È diffusa in tutto il mondo e rappresenta la seconda vasculite più frequente nel bambino dopo la porpora di Schonlein-Henoch.
Nei paesi occidentali la malattia di Kawasaki rappresenta la causa più comune di malattia cardiaca acquisita dell’età pediatrica. Se non adeguatamente trattata, determina un danno coronarico permanente nel 25% dei casi, ma il rischio di lesione coronarica è presente anche in circa il 3-5% dei casi correttamente sottoposti a terapia. E’ stato peraltro dimostrato che anche i pazienti con Kawasaki senza malattia coronarica sono più a rischio di sviluppare nel tempo malattia aterosclerotica.
L’incidenza della malattia è fortemente influenzata dalle caratteristiche etniche ed è massima nelle popolazioni native e residenti nel nord-est asiatico. In Giappone colpisce circa 1 bambino ogni 150; l’incidenza (135-200/100.000 bambini di età inferiore a 5 anni) è qui nettamente superiore a quella delle popolazioni caucasiche (9-17/100.000 bambini di età inferiore a 5 anni) e questa differenza si mantiene anche in caso di emigrazione verso paesi a più bassa endemia. Negli Stati Uniti l’incidenza della malattia è di 10,3 casi ogni 100.000 bambini di età inferiore ai 5 anni ed in Europa anche più bassa (Germania: 2,9/100.000, Regno Unito 3,4/100.000). L’unico studio epidemiologico condotto in Italia (Tamburlini G et al 1984) riportava un'incidenza di 14,7 casi/100.000 bambini al di sotto dei 5 anni.
L'eziologia è sconosciuta. Si sospetta che agenti microbici o altri non infettivi possano innescare una abnorme reazione immunologica. A tal proposito sono state formulate numerose ipotesi ma nessuna confermata definitivamente. Numerosi batteri (Propionobacterium acnes, Streptococcus sanguis) e virus (Epstein-Barr, retrovirus, CMV) sono stati proposti come agenti eziologici. Tra gli agenti non infettivi sono stati presi in considerazione detergenti e composti del mercurio.
L'ipotesi corrente per lo sviluppo della vasculite nella fase acuta della malattia di Kawasaki sostiene una attivazione del sistema immune con produzione di citochine e anticorpi. La citochine (gamma-interferone, TNF e IL1 in particolare) interagirebbero con le cellule endoteliali dando luogo alla formazione di neo-antigeni. Gli anticorpi prodotti nei confronti di questi neo-antigeni porterebbero alla vasculite e al danno endoteliale. durante la fase acuta, nei pazienti, si osserva una marcata riduzione nei CD8+ suppressor/cytotoxic T cells e una aumento nelle cellule Ia/DR CD4+ T-cells. Si riscontrano anche aumenti significativi delle cellule B circolanti che producono spontaneamente IgG e IgM. Importante la recente dimostrazione di anticorpi anti cellule endoteliali (AECA).
Tutti gli studi più recenti però sono orientati verso l’identificazione di caratteristiche genetiche di suscettibilità alla malattia in generale  ed alle complicanze coronariche in particolare.  In un lavoro appena pubblicato (PLoS Genetics 2009;5:e1000319.doi:10.1371/journal.pgen.1000319) sono state identificate variazioni in 31 geni che possono aumentare il rischio che un bambino sviluppi la malattia di Kawasaki. Alcune delle variazioni identificate si presentano in geni che collaborano per controllare il sistema di segnali con cui le cellule del sistema immunitario comunicano con quelle cardiache.
In sintesi, allo stato attuale delle conoscenze, gli studi sulla malattia di Kawasaki si orientano verso i seguenti ambiti speculativi:
- interazione tra fattori individuali (genetici) ed ambientali (infettivi);
- identificazione dei fattori individuali (genetici) di suscettibilità alla malattia ed alle sue complicanze coronariche;
- tra i fattori individuali sottoposti correntemente a valutazione ed indagine vi sono soprattutto quelli di legati alla risposta immunologica (immunità naturale o adattiva).
Il convegno che si vuole organizzare a Pavia si propone essenzialmente due scopi:
- puntualizzare il quadro clinico, diagnostico, terapeutico e prognostico della malattia alla luce delle più recenti acquisizioni in materia;
- illustrare e proporre i nuovi studi sulla malattia;
Per tale motivo la giornata del 18 Settembre (“La malattia di Kawasaki tra presente e futuro”) è stata organizzata in due parti, delle quali la prima (sessione mattutina) sarà occupata dalle relazioni relative alle conoscenze acquisite, mentre la seconda (sessione pomeridiana) alla presentazione degli studi riguardanti i vari ambiti speculativi (predisposizione genetica in termini di risposta immunitaria; danno ossidativi, fattori endoteliali).
Il pomeriggio del giorno precedente sarà invece dedicato ad un incontro tra i relatori per verificare la possibilità di estendere e condividere i vari studi attualmente in corso.
Il convegno si inserisce in un momento che riteniamo strategicamente molto pertinente, in quanto la Clinica Pediatrica del Policlinico San Matteo è stata recentemente identificata quale centro referente della Rete Regionale per le Malattie Rare della regione Lombardia e, in tale veste, sarà chiamata a provvedere alla stesura dei protocolli diagnostico-terapeutici per questa malattia.
Data ultimo aggiornamento: 22/06/2009