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Tumore al seno associato a mutazione BRCA e gravidanza: i risultati di uno studio danno speranza alle giovani donne di diventare mamme


Elisabetta: la diagnosi di tumore, le cure e ora due figlie

Sulla prestigiosa rivista JAMA (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38059899/), recentemente, è stato pubblicato il primo studio internazionale su ‘tumore al seno associato a mutazione BRCA e gravidanza’ i cui risultati danno una speranza a queste giovani donne di realizzare il proprio desiderio di maternità.

Il Policlinico San Matteo è uno dei 78 centri di tutto il mondo che ha partecipato allo studio, arruolando oltre un centinaio di pazienti.
Tra queste c’è Elisabetta, 37 anni, che qui ha seguito il percorso idoneo a una donna mutata BRCA2: test genetico dopo la diagnosi di carcinoma al seno (due mesi dopo la stessa diagnosi della madre) che darà responso di positività, mastectomia bilaterale e ricostruzione del seno. Poi arriva la terapia con la prescrizione di 5 anni di farmaco anti ormonale che rischia di azzerare quel progetto di avere figli che tanto desiderava e che cercava da qualche mese, poco prima che arrivasse il verdetto del tumore. Lei, rispondendo a precisi criteri stabiliti da un altro studio scientifico (studio POSITIVE), ha potuto interromperla con tre anni di anticipo e dedicarsi al sogno di un figlio. La terapia ormonale è stata interrotta e ripresa un paio di volte per arrivare alla gravidanza, quindi è stata completata in più step. Infatti, in “alcuni casi il trattamento ormonale può essere interrotto per la ricerca della gravidanza e comunque poi completato”, come sottolineano le dottoresse Chiara Cassani e Alberta Ferrari.

È emozionante, oggi, poter rassicurare sulla possibilità di una gravidanza dopo un tumore al seno – commenta Alberta Ferrari, chirurga senologa responsabile della SSD Chirurgia Tumori eredo-famigliari del Policlinico San Matteo, nonché responsabile locale dello studio e presidente onoraria dell’associazione aBRCAdabra -. Certamente è qualcosa a cui pensare subito, preservando la fertilità della donna da possibili danni collaterali delle cure oncologiche, e decidere insieme la tempistica più adeguata al caso specifico”. La storia di Elisabetta può diventare un simbolo per tante giovani donne che si trovano ad affrontare il suo stesso percorso di cura.

Ho incontrato i medici giusti che mi hanno incoraggiata e ascoltata” dice Elisabetta, ringraziandoli. Tra questi medici c’è anche Chiara Cassani, ginecologa oncologa del Policlinico che l’ha seguita durante la gravidanza.
Le due gemelle sono nate in contemporanea alla pubblicazione di questo studio, che tranquillizza sulla sicurezza di una gravidanza dopo tumore al seno BRCA associato.

Data ultimo aggiornamento: 02/02/2024